Non siamo poi tanto lontani da Bernardo di Chiaravalle, che teorizzava che l'uccisione di un malfattore o di un pagano ostile non deve essere considerata come un omicidio (vietato dal V Comandamento), ma come un «malicidio», ovvero come l'estirpazione di un male.
domenica 9 dicembre 2007
La dottrina della vita?
Mentre tutto il mondo civilizzato discute sull'abolizione della pena di morte, il catechismo della chiesa cattolica, pubblicato da papa Wojtyla nel 1997, cavilla sul V comandamento: «L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani. Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.»

Non siamo poi tanto lontani da Bernardo di Chiaravalle, che teorizzava che l'uccisione di un malfattore o di un pagano ostile non deve essere considerata come un omicidio (vietato dal V Comandamento), ma come un «malicidio», ovvero come l'estirpazione di un male.
Non siamo poi tanto lontani da Bernardo di Chiaravalle, che teorizzava che l'uccisione di un malfattore o di un pagano ostile non deve essere considerata come un omicidio (vietato dal V Comandamento), ma come un «malicidio», ovvero come l'estirpazione di un male.
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